domenica 11 gennaio 2009

Vampire Knight: Guilty (recensione)

Per la legge dei grandi numeri, prima o poi anche i grandi mancano clamorosamente il bersaglio. Stavolta la vittima di questa impietosa legge cosmica è Studio DEEN, che dopo gli ottimi risultati ottenuti con "Shion no Ou" e "Amatsuki", (cerca di) animare un'altra trasposizione cartacea di grande successo soprattutto fra il pubblico femminile: "Vampire Knight", una storia d'amore a tinte gotiche con qualche deriva emo che tanto va di moda in questo periodo. Il "Guilty" che leggete come sottotitolo sta ad indicare la seconda parte della storia, poiché queste seconde 13 puntate sono il proseguimento della parte andata in onda questa primavera. Il risultato, lo leggerete, è controverso.

Eredità pesante. La prima parte della storia aveva un grande difetto (beh, 2): la velocità di sviluppo della storia e la cronica mancanza di animazioni. Cercava di compensare queste falle una regia purtroppo altalenante e una storia che invece proponeva archi narrativi abbastanza interessanti, pur non essendo comprensibili nella loro interezza poiché il disegno che sottostava ogni avvenimento si sarebbe rivelato solo nella parte finale di questo seguito. "Guilty" parte decisamente sottotono, e le aspettative sono subito smorzate (non che fossero alle stelle) senonché Kaname, mastro burattinaio di tutta la vicenda, lascia trasparire una totale sicurezza di sé e delle proprie azioni lasciando intendere che in DEEN abbiano le idee abbastanza chiare su cosa mostrare allo spettatore. Peccato che il modo con cui ci venga mostrato non sia... come dire... esaltante...

Due classi in cerca d'autore. Senza giri di parole, il problema di fondo della serie sono le caratterizzazioni dei personaggi, troppo spesso stereotipati e mai davvero incisivi nella resa a video, un serio problema per ogni serie che diventa però ancora più grave quando il cast è ampio, il tempo è poco e le cose da dire tante. Risultato? La Day Class è composta da un allegro gruppo di sconosciuti, la Night Class invece da un gruppo di dandy che si danno un po' di arie ed un altro gruppo di servette senza arte né parte. L'unico che si salva è Kaname, ma per il semplice motivo che essendo l'unico che alla fine spiegherà tutto, è avvolto dal fascino del bel tenebroso; Yuuki e Zero continuano la loro danza dei sentimenti senza però giungere a nessuna conclusione definitiva, evento che pregiudica sia la simpatia del pubblico che la bontà narrativa generale. C'è da dire, ad onor del vero, che da metà serie fino al penultimo episodio Yuuki trascende il ruolo precedentemente tanto amato della damsel in distress ed evolve in qualcosa di più concreto, complice il suo nuovo status di principessa purosangue: nella rovinosa caduta di stile del finale, però, anche lei non può che cadere nel vuoto.

Vampiro allo specchio? Di solito verso fine recensione tendo ad analizzare i difetti della serie e ridimensionare, in parte, quanto di buono scritto fino a quel momento. Ora invece devo ribaltare la situazione e cercare qualcosa di buono per riabilitare parzialmente le negatività che permeano la recensione, come mettendomi di fronte ad uno specchio. Ma i vampiri di solito non si riflettono, vero...? Beh, questa volta un pochino si e alla voce "aspetti positivi" troviamo degli ottimi disegni, molto migliori della prima serie ed un doppiaggio che prosegue il già ottimo lavoro della serie primaverile, in particolare ottima la recitazione di Kishio Daisuke su Kaname, veramente perfetta per il suo ruolo. Come dite? Sono aspetti secondari? A volte, purtroppo, tocca accontentarsi... Il dispiacere più grande è che gli ultimi 2 episodi hanno decretato una caduta veramente imprevista e, forse per quello, ancora più grave.

GIUDIZIO: 63/100

NARRAZIONE: 7/10

PERSONAGGI: 6/10

PRODUZIONE: 5/10

AMBIENTAZIONE: 5/10

MOMENTO MIGLIORE: la rivelazione del legame di parentela fra Yuuki e Kaname;

MOMENTO PEGGIORE: la fine troppo rapida del big boss;

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