venerdì 2 gennaio 2009

Kurozuka (recensione)

Che Madhouse abbia totalmente dominato la produzione animata di alto livello nell'anno 2008 penso sia una verità talmente lapalissiana che sarebbe inutile tesserne nuovamente le lodi in questa sede. Rimane il fatto che questo "Kurozuka" è riuscito ad imporsi alla mia attenzione nonostante delle premesse buone ma non così intriganti come poi questa serie si è rivelata essere. Ambigua come il fascino dello Zen, questa mini serie ci porta in una spirale perversa popolata di vampiri, sesso, violenza: tutti elementi che contribuiscono alla creazione di una storia semplice ma che pone - paradossalmente - le sue fondamenta nel precario equilibrio tutto giapponese che deve coesistere fra gli opposti quali ragione e follia, amore puro e desiderio selvaggio, comprensione e oblio.

Horror tutto giapponese quindi, senza derive troppo splatter ma più sottilmente psicologico e disturbante, a tratti decisamente fuori dagli schemi e soprattutto simbolico: una simbologia che attinge ad un registro, quello del teatro Noh, la cui complessità certo non contribuisce a semplificare la visione degli episodi. Potremmo parafrasare il sommo Nietzche con un "Così parlò Araki Tetsuro", regista e sceneggiatore di "Kurozuka" ma anche di un certo "Death Note" con cui la serie condivide alcuni aspetti, per spiegare come un solo regista abbia avuto la volontà ferrea di proporre una serie dichiaratamente difficile e sicuramente non per un pubblico casuale: anche la mia scelta di parafrasare proprio il filosofo del Superuomo non è un caso, ma un preciso input volto a sottolineare l'importanza di uno dei tanti punti cardine del suo pensiero, ripreso e trasposto qui come summa di un finale probabilmente alienante, certamente nichilistico.

Poca azione e molto concetto, verrebbe da dire. Bah, in realtà è forse il contrario. La serie riesce a coniugare superbamente i due aspetti opposti proponendo una frenetica azione a video che però è supportata da un insieme di rivelazioni thought provoking che risultano troppo affascinanti per non essere amate. In buona sostanza non c'è mai un momento di respiro, e anche i momenti di "pausa" (che non sono pochi) sono in realtà impossibili da vivere come tali poiché rimane sempre quella latente sensazione di pericolo imminente che permea un'atmosfera generale di per sé già disillusa e greve, che pone le sue radici in un mondo post-apocalittico che si sta faticosamente rialzando da un bombardamento nucleare su scala mondiale. Rimanendo nel gioco dei paradossi, che "Kurozuka" ha elevato a credo, tutto quanto abbiamo descritto finora è il pregio ma anche l'enorme limite della serie, che non riesce a proporre quel qualcosa in più capace di portarla nell'Olimpo delle serie assolutamente imperdibili: la trama è intrigante e pesantemente action, tuttavia anche alla luce della spiegazione finale non si può certo definirla complessa, con buona pace di un paio di sorprese verso metà trasmissione che hanno impattato la trama ma non in maniera così critica. Non sto assolutamente dicendo che siamo di fronte ad uno show banale, anzi!, ma rimane il fatto che la regia e le influenze Noh mascherano qualche mancanza oggettiva soprattutto nelle spiegazioni finali che non sono esaustive e lasciano qualche domanda di troppo senza la sua giusta risposta.

Come definirla quindi? Domanda difficile. Sicuramente non una serie che punta sulla potenza dei personaggi, perché le caratterizzazioni latitano anche nel duo Kuro - Kuromitsu: se pensate di trovare un cast di peso, quindi, rivolgete le vostre attenzioni altrove. "Kurozuka" ha l'enorme vantaggio di essere totalmente consapevole di quello che è: un frenetico flipper d'azione sanguinaria supportata da una base filosofico simbolica che non è lì per fare scena ma per proporre allo spettatore delle riflessioni di un certo tipo. Tra un arto mutilato e l'altro ^^. Il lato tecnico non meriterebbe neanche queste poche righe che gli voglio dedicare, visto chi c'è dietro, ma per dovere di cronaca non si può non segnalare gli ottimi disegni e l'alto livello medio delle animazioni, che però raggiungono picchi notevoli sono nella prima e nell'ultima puntata. Con un finale più esaustivo avrebbe potuto finire molto in alto: sempre parafrasando Nietzche, "Kurozuka" non è riuscita a liberarsi del nano che si porta in spalla.

VOTO: 87/100

NARRAZIONE: 8/10

PERSONAGGI: 7/10

PRODUZIONE: 9/10

AMBIENTAZIONE: 9/10

MOMENTO MIGLIORE: Lo scontro psicologico con l'uomo-tartaruga: da pelle d'oca!

MOMENTO PEGGIORE: Le censure rispetto al manga, dove Kuro e Kurozuka... hanno una relazione molto più intima (e non si perde occasione per farlo vedere^^)

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