giovedì 1 gennaio 2009

Chaos; Head (recensione)

E' finito "Chaos; Head", serie di cui devo lodare soprattutto il titolo, sicuramente indovinato e calzante con quanto visionato in questi mesi. Innanzitutto voglio indirizzare la recensione sui binari della positività di giudizio, poiché questa è una mini-serie sicuramente godibile e ben fatta che consiglierei senza remore a chiunque sia anche solo vagamente attratto dal genere thriller/horror psicologico. All'inizio pensai che questa sarebbe una stata molto particolare e che potesse prendere tanto la piega del capolavoro quanto quella della schifezza, destino che purtroppo non è nuovo nel settore. Dopo aver visto il finale si deve constatare come - per l'ennesima volta - nessuno consideri mai la via di mezzo fra due estremi ed infatti questo "Chaos; Head" decide di piazzarsi in quel limbo di titoli molto buoni sia come trame che come realizzazione tecnica complessiva che però, per i motivi più disparati non riescono ad imporre completamente le ottime premesse che ne avevano caratterizzato l'apertura di trasmissione.

Sensazioni contrastanti. Ecco cosa rimane alla fine del 12° episodio, quello dei titoli di coda che scorrono a video mentre gli spettatori lasciano la sala. Fortunatamente non dobbiamo valutare se i soldi del biglietto sono stati ben investiti o meno, ma rimane da appagare il giudizio critico: senza rientrare nuovamente nei particolari della trama che abbiamo già totalmente sviscerato in sede di analisi settimanale, credo che uno dei punti su cui concentrare l'analisi di questa recensione sia il finale "politically correct" che Madhouse (mica uno studio qualunque) ha scelto per chiudere il sipario sulle allucinate avventure di Takumi e delle sue donne. Lui e Rimi alla fine si salvano, e con loro tutte le Dark Knight e anche Tokyo che ritorna alla normalità dopo il terremoto scatenato dal "Third Melt": all'apparenza tutto bene, giusto? Però a pensarci bene c'è più di un velo di tristezza ad aleggiare sopra la scena finale, nella quale manca forse il vero protagonista di tutta la serie, quello Shogun/Takumi che muore per i postumi della malattia degenerativa che l'ha colpito da bambino. Deve far male sapere che nonostante i poteri che ti sono stati concessi, il solo utilizzo non fa che peggiorare la malattia. Quando il ricordo dell'equazione sembra ridare speranza al "giovane", ecco che avviene anche la scoperta di "Noah II" e gli utilizzi non esattamente a fin di bene per cui viene utilizzato: la perfetta situazione di stress tale per cui Shogun crea il "finto" Taku da usare come carne da cannone ma verso il quale alla fine prova una così profonda empatia che gli permette di affidargli Rimi e la "parte mancante" del suo io alla "copia" illusoria che però ora non lo è più. Almeno, non del tutto. Ecco che in quest'ottica la figura di Shogun e le sue azioni non sono più così da happy ending e benché la sua coscienza possa dormire sonni tranquilli in virtù del fatto che ha salvato il mondo e coloro che ama, alla fine lui rimane inequivocabilmente morto. Triste, eh?

Ecco che allora viene da chiedersi se non fosse stato meglio che entrambi i Takumi (benché di fatto siano la stessa persona) morissero alla fine. Forse per sottolinearne la valenza eroica, forse solo per non rendere triste agli occhi di chi non avesse ancora compreso il vero dramma di Shogun, "mousou no Takumi" rimane lì disteso a terra e si prende l'amore della sua Rimi e quello di Nanami, che nonostante abbia ricordato la verità sull'identità di suo fratello decide di voler bene al Takumi che si trova di fronte. Fortunato il ragazzo, che si trova in una confortevole situazione senza aver fatto praticamente nulla e usufruisce dei benefici, non perdendo tempo con Rimi la quale però non credo avesse molto altro da fare in quel momento: transeat... Non ce l'ho con Taku, solo non vedo completamente giustificato il sacrificio di Shogun che porta l'uno a non avere nulla e l'altro tutto: OK che sono due facce della stessa medaglia, ma rimane il fatto che uno dei due è definitivamente morto.

Anche a livello di gestione della trama ci sono un paio di appunti abbastanza rilevanti: la puntata 7 (decisamente troppo complessa) e la 11 in cui le rivelazioni vengono snocciolate una dietro l'altra senza apparente logica: per una serie che fa del mistero e della suspence il suo punto di forza, non è esattamente una scelta condivisibile, del resto la gestione del tempo e delle scene madri è un problema di molte mini-serie e che difficilmente si può risolvere. Tecnicamente parlando siamo di fronte ad un prodotto generalmente buono a livello di animazioni con però qualche caduta di stile (niente di eclatante) sempre però sorretta da una solida regia. Chiudendo, un prodotto sicuramente consigliabile e godibile ma che non riesce a rimanere all'altezza delle difficili premesse nonostante ce la metta tutta per far si che ogni episodio attiri lo spettatore nella rete della complessa trama horror.

Molto buono ma non eccellente. Credo che lo ricorderò così, questo "Chaos; Head".

VOTO: 82/100

NARRAZIONE: 8/10

PERSONAGGI: 8/10

PRODUZIONE: 8,5/10

AMBIENTAZIONE: 8/10

MOMENTO MIGLIORE: La rivelazione dell'identità di Shogun;

MOMENTO PEGGIORE: Se non si è capito, non ho apprezzato il finale;

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