venerdì 18 settembre 2009

Tokyo Magnitude 8.0 - Episodio 11

L'episodio in pillole: Mirai riesce a tornare a casa guidata dallo "spirito" di Yuuki e ritrova i propri genitori sani e salvi e la sua casa miracolosamente illesa;

Highlights: l'e-mail di Yuuki;

Giudizio: 10/10

Finale agrodolce ma di una tenerezza incredibile che non mancherà di commuovere e lasciare a bocca aperta chi ha capito la necessità di mettere da parte la ricerca del realismo ad ogni costo e risvegliando la sospensione dell'incredulità, aspetto di fondamentale importanza per poter dare un giudizio obiettivo. Questa è la puntata della riconciliazione finale Mirai - Yuuki e del ritrovo con i genitori che chiude il cerchio degli eventi e fà si che la vita possa continuare. Le grandi discussioni attorno al finale sono da attribuire all'opinione di ognuno di voi sulla "gestione" del fantasma di Yuuki: per me elemento fondamentale per la maturazione della sorella, per altri elemento di disturbo nell'economia di una serie che fà del realismo il suo asso nella manica: è innegabile che la prima parte della serie ponga le sue radici in questo aspetto di rappresentazione realistica della vita dopo il "big one", ma è altrettanto vero che nella seconda parte della serie dall'incidente con i robot, la stessa cambi prospettiva e voglia mostrare uno studio approfondito del personaggio di Mirai che soffre, si abbatte e sembra sconfitta dal peso della realtà ma trova la forza di continuare e metabolizzare la morte del fratello per diventare una persona migliore. Benché abbia io stesso speso parole di lode per la volontà di rappresentare tutto il setting più realisticamente possibile, non posso negare che un finale di questo tipo ha una valenza emotiva spaventosamente superiore a quella che avrebbe avuto se ci si fosse limitati a portare a casa i ragazzi senza la creazione di una storia nella storia.

Sulla strada del ritorno verso casa, Mirai sente il peso di dover tornare senza il fratellino e decide di prendersi un attimo di pausa in un piccolo parco giochi del quartiere dove - seduta su un'altalena - si ritrova faccia a faccia col fantasma del fratellino che la invita a tornare a casa assieme. Sorpresa e ancora confusa sulla vera natura di ciò che stà vedendo Mirai accetta ma, complice la luce del tramonto, nota che l'unica ombra riflessa sulla strada è la sua e non ci sono speranze che il piccolo Yuuki lì con lei non sia qualcosa di più di un parto della sua mente: in lacrime, la ragazza non sà cosa fare ed il piccolo le porge la mano invitandola a tornare assieme un'ultima volta. Di fronte al loro piccolo condominio Mirai nota che il palazzo non ha praticamente subito danni, ad eccezione di qualche crepa e qualche ciottolo caduto, ma entrata in casa sperando di trovare la madre vede invece che TV, condizionatore e mobili sono distrutti o comunque sparsi per l'appartamento: in cameretta, Mirai darà l'ultimo saluto al fratellino che inizia a sparire lentamente sussurrandole quanto le abbia voluto bene e facendola scoppiare in un pianto ancora più intenso finché l'arrivo della madre, anche lei in lacrime nel vedere la figlia sana e salva, non fà scoppiare entrambe in un pianto liberatorio con Mirai che osserva lo spirito di Yuuki eclissarsi all'ombra del tramonto.

Un mese dopo il terremoto la città si stà riprendendo e la ricostruzione è già ben avviata, con la maggior parte delle arterie del traffico sistemate e le case in abbattimento (se pericolanti) o in ristrutturazione (se ancora agibili): anche il Rainbow Bridge è in ricostruzione mentre la Tokyo Tower giace ancora sdraiata a terra. Agosto è quasi finito e le scuole stanno per ricominciare ma Mirai non ha ancora superato lo shock per la morte del fratellino e vive una vita di apatia e solitudine non molto diversa da quella della Mirai pre-terremoto, che i genitori non sapevano come prendere e che anche ora si sforzano di trattare normalmente dandole tutto il tempo necessario: l'incontro che "sconvolgerà" la giornata arriva a colazione quando Mari suona il campanello per vedere come stà la ragazza e per portarle un sacchetto... In cameretta, le due hanno modo di parlare di Yuuki e di quanto ora si senta sola Mirai, sensazione che Mari capisce bene avendola provata dopo la morte del marito ma che ha saputo affrontare e vincere con la forza di volontà e l'aiuto della madre e di Hina: l'aiuto di Mirai arriverà dallo zainetto di Yuuki che Mari le ha riportato e dal telefonino che lei gettò alle ortiche nel parco della Tokyo Tower e che il fratellino recuperò ed usò per scriverle una mail nella quale le dice che non vede l'ora di avere un cellulare così da poter scrivere alla sorellona che tanto ama di modo da poterla sentire anche quando non si possono parlare di persona. Leggere la "lettera d'addio" di Yuuki fa scoppiare entrambe in lacrime ma fa anche capire a Mirai come superare il trauma della morte: invece che soffrire tenendo dentro tutto quanto, scrivere lettere aperte al fratellino raccontando le sue paure.

Alla luce di questo toccante finale, la relazione Mirai - Yuuki sarebbe da rivedere completamente e rianalizzare col senno di poi perché - è evidente - la profondità che si attribuiva al loro rapporto dell'inizio non è per nulla paragonabile a ciò che vediamo in questa puntata: che la spocchiosa Mirai sarebbe evoluta in una ragazza con un po' più di sensibilità e buon senso era chiaro fin dall'inizio, che a portarla per mano su questa strada sarebbe stata la morte del fratellino che molti avevano già etichettato come "ancora più spocchioso e rompiballe della sorella maggiore" è era una scommessa da 6 al Superenalotto. Diventa determinante, quindi, l'evento al parco della Tokyo Tower in cui prima litigano, poi si riapacificano e poi scampano miracolosamente al crollo della torre dando il via ai primi problemi del bambino con lo shock da impatto. E poi c'è l'aspetto simbolico di Yuuki, da analizzare cercando di capire cosa volessero fare di lui i ragazzi di BONES: guardiano della sorella? Angelo custode? O semplice proiezione della mente di una Mirai sconvolta ed incapace di scendere realtà e realtà che vorrebbe? Tutte opzioni che col realismo non hanno nulla da spartire, ma che trovano la loro perfetta dimensione in ambito narrativo.

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