giovedì 18 dicembre 2008

Mōryō no Hako - Episodio 6

L'episodio in pillole: Toriguchi, Sekiguchi e Kyougokudou (vero nome Chuzenji Akihito) discutono le loro teorie;



Highlights:
è tutto ambientato in una stanza!;

Giudizio: 10/10

Prima o poi doveva capitare, e quel giorno è oggi. "Mōryō no Hako" si aggiudica il primo 10 nelle valutazioni singole di un episodio. L'ho appena scritto, ma non ci credevo molto fino a poco fa e onestamente non pensavo ci sarebbe mai stata la seria possibilità di dare un 10 netto, un po' perché la perfezione non esiste (in teoria) e un po' perché mi piace scovare sempre e comunque qualcosa che non va ^^. Non stavolta. Qui siamo di fronte ad un episodio la cui sceneggiatura e dialoghi sono più vicini ad un libretto teatrale piuttosto che ad un anime, e benché a molti possa far storcere il naso personalmente ammiro il coraggio di Madhouse che dimostra ancora una volta come l'audacia dia spesso risultati sorprendenti. C'è chi sostiene che troppo dialogo in un anime sia solo il maldestro tentativo di risparmiare sul budget: beh, basta vedere la puntata per capire come non ci sia niente di più falso come questa teoria ^^.

Descrivere il contenuto di ogni singola puntata è la cosa più affascinante ma anche più complessa per un anime come questo, che pone il suo appeal sui binari di una trama molto pesante ed invasiva unita al turbinio di sensazioni, emozioni e folklore che solo un'ambientazione come quella disillusa ed in cerca delle vecchie radici del Giappone del secondo dopoguerra poteva offrire. Vediamo di procedere con un certo ordine. L'episodio parte con Akihito (il vero nome di Kyougokudou) seduto al tavolo della veranda con Sekiguchi e Toriguchi ancora sorpresi di come lui fosse lì ad aspettare proprio loro benché non avessero deciso di porgergli visita se non pochi minuti prima. Il bel libraio però è maestro nell'arte della conversazione e senza che i 2 giovani interlocutori possano accorgersene, la conversazione viene veicolata sull'infanzia di Toriguchi al tempio protetto dai 4 torii, che Akihito sa già essere disposti in corrispondenza dei punti cardinali e dei colori rosso, nero, bianco e blu: questo perché è la disposizione usata nei templi per la celebrazione del rituale del Taizankufun e perché ad ogni punto cardinale una delle 4 bestie sacre della tradizione cinese (Akihito è stato prete supremo del santuario che c'è vicino alla sua casa/libreria ma è anche un Onmyoji, ovvero una specie di capo spirituale dell'arte dell'Onmyoudou su cui si basa molto dell'esoterismo tradizionale sino-giapponese... per tutte le informazioni consultate l'esaustiva pagina di wikipedia). Ancora sorpresi dalle incredibili conoscenze di Akihito ma soprattutto insicuri di cosa sia veramente, l'Onmyouji spiega la distinzione fra santoni, monaci, indovini e medium: ben attento a non identificarsi con nessuna di queste categorie, Akihito porta la conversazione a livelli così alti che i 2 ragazzi faticano a seguirne tutti i passaggi logici. Finché Toriguchi chiede il perché di questa dissertazione filosofica, domanda alla quale Akihito apaticamente risponde che era esattamente il motivo per cui i ragazzi si erano recato da lui: non essendo nient'altro che la verità, i ragazzi non possono che trasalire di fronte alle facoltà del giovane.

Ovviamente Sekiguchi e Toriguchi sono lì anche per discutere dei casi di omicidio delle giovani ragazze trovate smembrate e con i pezzi conservate in meravigliose scatole di legno, tema principale della trama. Dopo l'eyecatch, i 3 sono sempre al tavolo ma stavolta è Toriguchi a raccontare ad Akihito gli ultimi dettagli: il giovane editore spiega come - tramite una telefonata sospetta seguita da un incontro ancora più sospetto con un certo Kiyono - sia entrato in possesso del registro contenente l'elenco completo degli adepti di una nuova piccola setta chiamata "Onbako-sama" (letteralmente "Oh, divina scatola"), i quali non parlano assolutamente del loro leader ma solo delle divine scatole create dalle sue nobili mani e di come esse abbiano il potere di allontanare la sfortuna da chi abbia la fortuna di possederne una. Usando la complessa distinzione fatta in precedenza proprio da Akihito, Toriguchi arriva a dire che questo leader è da considerare come un medium più che a qualsiasi altra categoria. Il libraio osserva la lista mentre l'editore spiega che fra gli oltre 300 nomi ci sono anche alcuni famosi cantanti, scrittori e membri del Parlamento cosa che lascia indifferente l'Onmyouji, il cui unico commento è che il registro sembra essere stato compilato da una donna. Toriguchi racconta come, spacciandosi per un rappresentante, sia riuscito ad entrare nel dojo del mastro scatolaio e farsi ricevere dallo stesso, salvo subire la sua ira (l'ha smascherato subito) e scappare con la coda fra le gambe.

Con lo spirito del buon giornalista sempre in agguato, però, Toriguchi si è fatto un giretto nella zona ed ha potuto incontrare e parlare con il direttore dell'Onsen che ha sede proprio di fianco alla villa del maestro. L'uomo spiega che è un amico di vecchia di Hyouei e che da quando si conoscono si è sempre occupato di scatole poiché erede della famiglia Miyadaiku. Finché Chuu-san (il padre) era vivo, l'azienda ha sempre prodotto solo scatole di legno, ma alla sua morte nel 1933 Hyouei comprese che con la guerra alle porte c'era bisogno di lavorare anche sul metallo, cosa che portò a contratti coi militari e ad incassi molto maggiori. Ma paradossalmente, la legge sul sequestro dei metalli tranciò di netto l'attività dell'azienda, e Hyouei divenne "posseduto dallo spirito delle scatole", per usare le stesse parole del direttore dell'Onsen. Benché sposato e con un figlio, pare che questi l'abbiano abbandonato a sé stesso a seguito della pazzia e Toriguchi non ha trovato informazioni su di loro. La fine dell'episodio è molto interessante, poiché è l'ultima parte del racconto del direttore a Toriguchi. Due anni prima, pulendo l'attico delle terme assieme a Hyouei, i 2 trovarono un vaso contenente una lettera, che Hyouei riconobbe immediatamente come scritta di pugno da sua nonna. Inizialmente non la vollero aprire ma il direttore pensò che potesse trattarsi di qualche sorta di eredità e allora decise di restituirla all'amico. Decisi ad aprirla assieme, i 2 trovarono solo un foglio con scritto "Mōryō" (spirito) in kanji. Ovviamente, Akihito lo sapeva già prima che Toriguchi lo dicesse, cosa che fa ancora una volta trasalire i ragazzi.

Episodi così belli ed intensi, in cui i personaggi vivono la storia oltre che essere semplici attori della stessa non credo di averne mai apprezzati. A memoria posso ricordare solo qualcosa da "Seirei no Moribito", tipo quando Balsa si fa riparare la lancia oppure le puntate alla Caverna del Cacciatore ma anche lì è un dialogo diverso, infarcito da flashback molto più lunghi ed in generale strutturato semplicemente in un altro modo. Qui siamo di fronte a qualcosa di diverso, che trascende il voler essere dimostrazione di tradizione giapponese unita a misticismo di quart'ordine messo lì per fare un po' di colore, questa serie richiede una buona conoscenza di un certo tipo di background tradizionalistico e culturale oltre che linguistico per poter comprendere al meglio la complicata sequenza degli eventi. Lo stesso ruolo di Akihito è complesso e affascinante, per questo mi sono sentito in dovere di fornirvi tutto il supporto necessario per poter apprezzare appieno le meraviglie di questa fantastica seria le cui release sono (purtroppo) molto random ma sempre sorprendenti. Forza con i commenti, gente!

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