domenica 28 dicembre 2008

Kurozuka - Episodio 11

L'episodio in pillole: Kuro rivaleggia con Hasegawa e Kuon per poter finalmente raggiungere le stanze private dell'Imperatore e - forse - Kuromitsu;


Highlights:
Kuro: gran finale per un personaggio complesso;

Giudizio: 8,5/10

Una puntata decisamente fuori dagli schemi, come da tradizione Madhouse, nella quale di fatto non succede nulla se non la preparazione per l'incontro finale e relativo epilogo della vicenda. Hasegawa in "Berserk Mode" grazie al cielo dura poco, così come il ruolo di Rai nell'economia generale della serie è veramente scarso: poco più di una comparsa sexy, viene decisamente sovrastata (non solo qui) dal ruolo via via più dominante di Kuon specie dopo le rivelazioni del precedente episodio. Qui arriviamo al vero climax narrativo e di caratterizzazione.

Appena trasformatosi in un orribile creatura, Hasegawa attacca Kuon avvelenandolo agli occhi e causandone la temporanea impossibilità ad attaccarlo, situazione che lo mette in svantaggio e lo chiude sulla difensiva: a fargli guadagnare tempo è la bella Rai, che dal lettino dove è immobilizzata spiega a Kuro come sta per essere attaccato, sfruttando la ricetrasmittente che ha ancora all'orecchio. Il vampiro riesce ad evitare gli attacchi dello scienziato e contrattacca al meglio della sua precaria condizione di salute, con discreti risultati. Il mostro però si rende ben presto conto che la ragazza sta aiutando Kuro nel combattimento e allora decide di inveire su di lei mentre lui cerca di riprendersi, sfruttando così la situazione e facendo montare la rabbia di Kuro. Nella sua delirante tortura di Rai, Hasegawa non si accorge che Kuro ha preso una spranga di ferro e gli si è portato alle spalle: trafiggendogli la gola e gettandolo nel tritacarne, Kuro pone fine alla vita dell'ultimo soldato di alto rango dell'esercito imperiale.

Raggiunto l'ascensore per gli ultimi piani del castello con la ragazza ferita fra le sue braccia, Kuro ricorda tutti i secoli trascorsi dal primo, magico incontro con Kuromitsu: secoli nei quali ha conosciuto l'amore e la morte, la gioia e la sofferenza, l'incontro e l'abbandono, sentimenti sempre contrastanti uniti solo da un unico filo conduttore che è il ricordo di un passato di cui non ha ricordi (pare strano, ma è così ^^). Raggiunto l'ultimo piano la ragazza viene uccisa con un preciso colpo alla testa da Kuon, impazzito dopo l'incontro con il "vero" Kuon da cui è stato generato e dalle rivelazioni sul proprio rapporto con Kuromitsu. Sulle prime il giovane si limita a distruggere le vetrate del piano (giù dalle quali lancerà il cadavere di Rai), ma ben presto attacca a testa bassa l'erede dei Minamoto sfruttando le proprie abilità di spada e quelle con la pistola. Durante il combattimento ci sono molte pause, la più importante delle quali ci mostra la delusione di Kuon nell'apprendere che il prescelto di Kuromitsu è stato Kuro fin dal principio, e per lui non ci sarà mai posto. Un esplosione improvvisa cambia radicalmente gli equilibri dello scontro, mettendo Kuon letteralmente in mano a Kuro che lo tiene dal precipitare dalla cima del castello e sfracellarsi al suolo. Raggiunta la sala dell'Imperatore, scopriamo che questi non è nient'altro che lo Shite dell'apertura di ogni puntata: evocato dai flauti e dai kakegoe, Kuro irrompe sul palcoscenico.

Questa serie mi ha stregato fin da subito per il suo dichiarato legame con il simbolismo del teatro Noh, ma questa puntata trascende ogni puro riferimento estetico desiderando porsi all'attenzione dello spettatore come recitato di una vera opera Noh, rendendo di fatto incomprensibile ai più il simbolismo legato alle maschere presente in molte scene. Il luogo dello scontro con Kuon è di fatto il palcoscenico del teatro, le cui enormi maschere appese al muro simboleggiano l'uguaglianza dei duellanti, che lottano entrambi per lo stesso motivo, benché spinti da motivazioni diverse. Difficile capire chi dei 2 sia lo Shite (l'attore principale), anche se nelle vere recitazioni Noh è l'unico autorizzato a portare la maschera quindi la scena dovrebbe essere dominio di Kuon, che indossa la maschera di sofferenza alla comprensione di non essere mai stato nulla più di un burattino per Kuromitsu, colei che ha capito troppo tardi di amare. Il loro duellare, poi, è la rappresentazione tipica del balletto dello Shite con gli Tsure: qui ci scappa il morto, nelle opere teatrali "vere" non sempre ^^' Interessante sottolineare anche l'importanza delle musiche e l'aderenza che è stata mantenuta rispetto ai lavori teatrali: i tamburi sono usati con costanza per evocare la "trance" dell'eroe ed i flauti, uniti ai kakegoe simboleggiano la discesa degli dèi sulla scena, in questo caso l'arrivo di Kuon nelle stanze dell'ultima battaglia. L'utilizzo della metrica di canto sette-cinque, cara alla poesia tradizionale giapponese non è un particolare di questa puntata poiché tutte le "cantate" prima della sigla mostravano questa caratteristica.

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