giovedì 8 ottobre 2009

Phantom - Requiem for the Phantom (recensione)

L'ultima puntata chiude favolosamente la storia, con i nostri due protagonisti che annientano Scythe Master e le sue Zahlenschwestern, con una scena fantastica in cui Helen/Ein si prende finalmente la rivincita con gli interessi su colui il quale la soggiogata per anni facendola diventare una bambola vuota... fantasma senza passato al soldo del miglior offerente. Anche Reiji ottiene la sua vittoria riuscendo a portare finalmente "a casa" l'amata compagna dopo aver vissuto 6 mesi di pace vera, non come l'illusoria convinzione di essere sfuggiti ad "Inferno" dopo la fuga dal Messico al Giappone. I minuti finali, tuttavia, veicolano il nichilistico messaggio che da sempre accompagna le gesta dei nostri, e cioè che il male alla fine vince sempre in una società vera: con lo sguardo perso nella luce del tramonto sulle montagne (probabilmente in Europa), Reiji muore trafitto da un colpo di pistola sparato da un perfetto sconosciuto probabilmente operante per conto di "Inferno" che fa si che colui che ha osato tradirli e metterli in scacco possa essere punito nonostante tutto. Reiji muore, Helen si è vendicata ed è finalmente libera di vivere un futuro lontano dalla malavita... ma ancora una volta, ineluttabilmente sola. E sulle note di "Transparent", cala il sipario su una serie che lascia a noi il compito di scrivere le ultime postille di chiusura, come più ci piace immaginarle.

Inizio con grandissimo piacere a recensire quella che credo entrerà di diritto nella top5 se non nella top3 (per ora è al terzo posto) degli anime che più ho apprezzato in questo 2009. Dietro solo a due mostri sacri come "Eden" e "Tokyo Magnitude", questo "Phantom" si avvicina alla scena anime come quasi tutti i titoli Bee-Train: funestato dai preconcetti della stragrande maggioranza del fandom convinto di essere alla visione dell'ennesimo clone di quel "Noir" che tante fortune ha regalato ai ragazzi alla regia. Se è vero che gran parte dei titoli successivi a quella trasmissione hanno avuto in comune più di un tratto somatico con l'apripista, è altrettanto vero che "Phantom" si prende le sue distanze portando avanti una storia più complessa e sicuramente più "presente" nelle puntate, molto meno slegate rispetto a "Noir" ed alla sua natura episodica che qui difficilmente si riesce ad individuare: una trama di mafia ed assassini in una società malavitosa americana underground tanto lontana dalla realtà quanto realistica nella sua rappresentazione fà da base su cui si gettano le fondamenta per una storia nella storia in cui due ragazzi, Ein e Zwei, vengono "plasmati" come assassini perfetti per conto dell'organizzazione regina che li utilizzerà per i propri loschi affari ma che ben presto li abbandonerà al loro destino in quanto troppo attaccati alla vita ed ai ricordi che si è cercato di fargli dimenticare. Dialoghi "intensi" contribuiscono a rendere avvincente ogni incontro: il non-detto supera ampiamente il contenuto di quanto eloquentemente spiegato ed il mistero è evidentemente un punto di forza della serie.

Concerti. Come da tradizione Bee-Train, le musiche giocano un ruolo fondamentale ed ogni momento topico della puntata è messo in risalto da spartiti che ne esaltano la drammaticità, la suspence o qualunque altra emozione rappresentata: l'orchestra di archi e l'orchestra dei fucili mitragliatori suonano sempre all'unisono, dirette dal grandissimo Nanase Hikaru che si sarà certamente esaltato nelle sequenze teatrali sparse qui e là per gli episodi. Così come il direttore delle musiche, altrettano divertimento avranno sperimentato disegnatori ed animatori nel rappresentare un cast di personaggi vario e ben strutturato che nonostante la giovine età risaltino allo spettatore come decisamente più maturi e consapevoli dei loro mezzi e delle loro potenzialità: l'aggiunta di Drei/Cal al duo iniziale è forse la scintilla che eleva la natura drammatica della serie nella sua parte finale facendola riprendere ampiamente dopo il tracollo della trama con la scoperta che Helen non era morta nel tentativo di difendere Scythe Master. La bella bionda è il contrappasso di Reiji che deve ucciderla nonostante le voglia ancora bene per permetterle di riapacificarsi con sé stessa e concedere a sé stesso una pace che da anni insegue ma che il destino, l'abbiamo visto, non gli concederà.

Assassino senza volto. Il titolo dell'omonimo romanzo di Mankell mi permette di spendere le ultime parole sulla serie prima dei freddi numeri finali, e cioè il nichilismo che inderogabilmente accompagna Helen e Reiji dall'inizio: l'uso di maschere per annullare la personalità, la ciclicità quasi sacra con cui Scythe Master impone alle sue creature di "vivere" (se così si può chiamare...) e l'opprimente senso di impotenza che si vive guardando ogni puntata rappresenta per la trama ciò che Cal è per il cast: una molla sempre in tiro che porta il messaggio già di per sé multistrato della serie a livelli ancora più alti che sublimano in un finale meravigliosamente tragico, come le figure del classicismo greco tanto care a Scythe Master. Il suo finale, ucciso per mano dalla discepola prediletta e mai dimenticata che egli stesso implora di sparargli in preda ad un orgasmo intellettuale (e non solo...), è forse quello che meglio spiega la natura morobosa che sta alla base della dicotomia Scythe - Zahlen. Riuscire a mettere da parte i preconcetti su Bee-Train potrebbe farvi scoprire un prodotto notevole.

GIUDIZIO: 92/100

NARRAZIONE: 9/10

PERSONAGGI: 10/10

PRODUZIONE: 8,5/10

AMBIENTAZIONE: 9,5/10

MOMENTO MIGLIORE: Helen che spara a Scythe

MOMENTO PEGGIORE: la scoperta della non-morte di Helen;

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