L'episodio in pillole: Kuro affronta il suo nietzchiano destino segnato dall'eterno ritorno...;
Highlights: la spiegazione del perverso ed egoistico gioco di Kuromitsu;
Giudizio: 9/10
La fine di una serie così particolare non poteva essere niente di meno shocking. Che grandissima rivelazione, soprattutto totalmente inattesa! Il personaggio che credevamo solido e fermo nelle sue convinzioni non è altro che un agile burattino nelle mani della conturbante Kuromitsu, che sfruttando il suo fascino è riuscita ad imbrigliare nelle maglie del tempo il povero Kuro, ridotto a poco più che un giocattolo nelle sue mani: un' ignara farfalla caduta vittima della inespugnabile rete del ragno.
L'episodio si apre nella sala dell' Imperatore dove Kuro avanza a passo fermo, fermato solo dagli Hayashi (i musicisti delle rappresentazioni Noh) che lo attaccano con il suono amplificato degli ōtsuzumi (i tamburi) e i fue (i flauti) delle rappresentazioni Noh, qui modificati per essere armi. Dopo lo stupore iniziale, Kuro non si fa problemi ad attaccare i musicanti ed a gettarne i cadaveri nelle acque che costeggiano il lungo corridoio della sala, al termine del quale lo aspetta l'Imperatore in abito da Tsure. L'uomo attacca con un ventaglio affilato che Kuro taglia senza problemi e, sfruttando la mancanza di armi da lancio del nemico, si avventa con la katana sguainata sfruttando i suoi poteri di distorsione temporale e trafiggendo la maschera dell'Imperatore in mezzo agli occhi, causandone la caduta in pezzi: dietro di essa però, non c'è nulla.
Nel momento stesso della "morte" dell'Imperatore, il castello comincia a crollare e da un punto non ben precisato inizia a cadere una incessante pioggia di sangue che finisce per tingere di rosso l'immensa struttura ma anche allagare ogni corridoio ed anfratto rimasto libero. Totalmente in trance, Kuro si avvia verso la porta che stava alle spalle dell'Imperatore e, oltrepassandola, si ritrova davanti all'ingresso della villa di Kuromitsu. Il luogo dove iniziò la sua nuova vita. Resosi conto di essere in un posto fuori dal normale scorrere del tempo, il vampiro si avvicina alla porta scorrevole della stanza e ascolta il dialogo che intercorre fra Kuromitsu e... Benkei! La sua ex guardia del corpo che scopriamo essere diventato anch'egli immortale. A seguito della scoperta dell'esistenza di un uomo vissuto più di 800 anni in un tempio sacro alla corte di Heian, il monaco vi si è recato in cerca di risposte alle domande esistenziali della vita e lì apprese di Kuromitsu e della sua vita solo sfiorata dallo scorrere del tempo: dopo aver subìto un drastico lavaggio del cervello, Benkei fu convinto ad assassinare il suo padrone per verificare i metodi curativi di Kuromitsu ma durante la decapitazione l'uomo bevve accidentalmente qualche schizzo di sangue che si era già mischiato con quello di Kuromitsu. Il risultato fu il dono della vita quasi eterna, poiché pur avendo vissuto 1000 anni, il corpo di Benkei è invecchiato.
Entrato in scena sorprendendo sia Kuromitsu che Benkei, Kuro reclama vendetta e sfida il vecchio mentore a duello. Su di un ponte sospeso sopra un baratro ha luogo lo scontro all'ultimo sangue dei 2 sfidanti, osservati dallo sguardo vitreo di Kuromitsu. Nessuno attacca per prima ma Kuro sfrutta il movimento di una farfalla appoggiata sulla fodera della katana di Benkei per capire l'esatto momento per attaccare ed uccidere con un solo fendente l'avversario, che si accascia al suolo in un lago di sangue. Abbracciato dalla sua amante che lo ringrazia per essere riuscito ad arrivare fino a lei, Kuro si abbandona fra le sue braccia ignaro del fatto che di lì a poco verrà decapitato proprio da colei che ama. Mentre la testa cade verso terra, Kuro sente la voce della sua "assassina" sussurrargli che non c'è niente di cui preoccuparsi.
Dopo un tempo imprecisato, Kuromitsu è seduta nuda sul tatami e stringe al petto la testa viva di Kuro, che ora ricorda tutto e finalmente ci spiega come stanno le cose: quello che lui e lei stanno vivendo è in realtà un "nascondino" ideato dalla stessa Kuromitsu tale per cui la vita eterna di entrambi gli permette di perpetrare. L'immensa solitudine della donna è colmata nei lunghissimi anni in cui Kuro la cerca, vagando per le vie della città e rivivendo in eterno la stessa vita e le stesse sensazioni, salvo ricordarsi tutto solo quando è alla fine del "gioco", decapitato e stretto al seno di lei. Il giovane la supplica di ucciderlo ora e per sempre ma Kuromitsu lo abbraccia e gli sussurra che il giuramento di seguirla fino alla fine del tempo è sempre valido: Riattaccata la testa ad un cadavere decapitato, Kuro si sveglia nella foresta antistante la città in rovina. Ed il gioco ricomincia.
Whoa. Questo è stato il mio intelligentissimo commento alla fine della puntata ^^. Beh, mi aspettavo qualcosa di particolare dal finale e qualcosa di molto particolare è arrivato per davvero. Grazie mille Madhouse. Un finale così cinico e nichilistico s'è visto forse solo in "Death Note", decisamente non un caso che il regista di entrambe le serie sia lo stesso. Che Kuromitsu non fosse una santa si era ampiamente intuito, che avesse più di un secondo fine anche... ma che fosse lei l'artefice di un così complesso ed autoreferenziale gioco degli specchi in cui tutti giocano secondo le sue regole in eterno... beh, applausi. Strameritati. C'è da dire che non tutto viene spiegato, e benché questa serie faccia dell'ambiguità il suo credo mi sarebbe piaciuto avere qualche risposta in più dalla trama. L'enfasi posta sulla simbologia Noh tendenzialmente dovrebbe aiutare, in realtà forse solo in Giappone si sono colti tutti i riferimenti lasciati in giro dagli sceneggiatori, ma non ne sono così convinto visto l'interesse dei giovani verso uno stile teatrale molto più particolare e decisamente più complesso del più noto e visto kabuki. Nel mio piccolo ho cercato di fornire tutte le spiegazioni possibili quando sono riuscito a coglierle: in tutti gli altri casi mi scuso ed invito chi ne sa di più ad illuminarci tutti. La serie rimane una gioia per gli occhi.
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